Le azioni sono titoli che rappresentano la quota del capitale della società che le emette. Al momento dell’acquisto delle azioni, si diventa soci a tutti gli effetti, e si ha il diritto di partecipare a tutte le assemblee degli azionisti e agli utili sotto forma di dividendi pagati dopo l’assemblea annuale degli azionisti.

Sono titoli nominativi e il dividendo spetta a chi nel giorno di stacco risulta essere proprietario. Le azioni in Borsa hanno un valore nominale ma quello che conta è il valore di borsa al quale le compriamo e le vendiamo. Le compravendite, come pure le adesioni al collocamento in Borsa di una nuova società avvengono attraverso gli intermediari abilitati che sono le Banche, la Posta e le Sim, che per l’operazione si fanno pagare una commissione.

Azioni ordinarie privilegiate e di risparmio

Sono titoli immateriali, quindi è obbligatorio depositarli in un proprio conto deposito presso la propria banca. Esistono tre categorie di azioni: ordinarie, privilegiate e di risparmio:

  • azioni ordinarie: danno il diritto di partecipare alle assemblee e di percepire gli utili.
  • Azioni privilegiate: hanno dei vantaggi o delle limitazioni nei confronti delle ordinarie; i loro possessori possono avere utili maggiori di quelle ordinarie ma possono partecipare solo alle assemblee straordinarie nel rimborso del capitale.
  • Azioni di risparmio: non danno il diritto di partecipare alle assemblee ma danno dividendi maggiori, almeno il 2% in più dell’utile percepito dalle azioni ordinarie. Sul mercato il loro valore del 30/40% inferiore a quello delle ordinarie.

La riforma del diritto societario del 2004 ha introdotto la possibilità di emettere nuove tipologie di azioni (a voto limitato, con diritto a voto limitato a particolari argomenti, con diritto di voto subordinato al verificarsi di determinate condizioni, azioni correlate il cui utile è legato all’andamento di un particolare settore di attività aziendale).

Tutte tipologie di azioni più adatte ai grandi investitori che al piccolo risparmiatore italiano che peraltro, rispetto ai colleghi europei sembra non interessino le assemblee delle società di cui è azionista: vi partecipa solo il 10% contro il 51% in Europa.

Durante la vita di una società possono esserci degli aumenti di capitale, in tal caso gli azionisti o ricevono materialmente delle azioni gratuite in proporzione dei titoli posseduti oppure dei certificati (Warrant) che danno la facoltà di esercitare un diritto di prelazione per comprare a prezzi scontati un certo numero di nuove azioni. Se il risparmiatore non ha interesse ad utilizzarli, può rivenderli in Borsa.

Imposta sui dividendi delle azioni italiane

Sui dividendi delle azioni italiane si paga un’imposta del 12,5%. Su quelli esteri c’è una doppia imposizione. Le azioni sono un prodotto rischioso, nel senso che il loro valore di mercato fluttua e non c’è certezza di incassare degli utili essendo legati all’andamento della società. Investire in Borsa comprando azioni, vuol dire rischiare che però può giovare al nostro piccolo portafoglio perché le azioni sono l’unico strumento di risparmio che può portare nel medio lungo periodo un buon guadagno sia sotto forma di crescita del capitale, che di dividendi incassati.

Investire in Borsa

La Borsa è il luogo fisico dove avviene la compravendita dei titoli. Le contrattazioni in Italia sono concentrate nella Borsa di Milano ed avvengono per via telematica perché tutte le azioni sono state dematerializzate. Il controllo dell’avvenuto passaggio di proprietà (indispensabile perché le azioni sono nominative) bene effettuata dalla Monte Titoli.

Sulla trasparenza e regolarità degli scambi vigilano la Consob, la Banca d’Italia e il Consiglio di Borsa. Gli ordini di compravendita vengono dati attraverso le Banche e le Sim (società di intermediazione finanziaria). Chi è esperto, tramite Internet può comprare o vendere azioni anche direttamente da casa o in mobilità tramite Smartphone e Tablet.

Per investire in Borsa e sui titoli azionari, il piccolo risparmiatore non deve comportarsi come gli speculatori che comprano e rivendono le azioni in modo di guadagnare con il trend delle quotazioni: il classico gioco degli investimenti in Borsa. Deve concentrarsi nell’investimento mirato di alcuni titoli di società che diano serie prospettive di sviluppo e quindi di distribuzione di utili.

Valore di mercato delle azioni

Attualmente la capitalizzazione, cioè il valore di mercato delle azioni trattate a Piazza Affari, supera i 700 miliardi di euro, circa la metà del reddito prodotto (Pil) in un anno dall’Italia. Nonostante la Borsa Italiana sia in crescita, il giro gli affari è ancora basso rispetto alle Borse estere. Gli scambi sono più trasparenti, anche per la maggiore informazione in campo finanziario che serve ad orientare i risparmiatori. Più garanzie, dunque, per chi vuole comprare azioni.

Investire in titoli da tenere nel cassetto fino a quando si materializza un capital gain, cioè un guadagno sostanzioso rispetto al prezzo d’acquisto: è l’investimento del classico cassettista che mira all’utile senza esporsi più di tanto. Il cassettista può dedicare all’investimento azionario, disponendo di un discreto patrimonio anche il 50%, ma ai fini di una diversificazione più tranquilla, sarebbe preferibile tenersi sul 10/15% non superando mai il 20%.

Proprio per questi potenziali rischi, l’investimento di azioni in Borsa va fatto con prudenza, diversificando i titoli in portafoglio in modo da poter sempre compensare i momenti favorevoli e quelli sfavorevoli dei vari settori economici. Ciò vuol dire avere azioni di più società, qualche titolo bancario, un po’ di titoli energetici e così via.

Investire in borsa comprando azioni si corre sempre un certo rischio, come qualsiasi attività imprenditoriale ed autonoma. Il grado di rischio può essere maggiore o minore a seconda delle azioni che si comprano: dipende, oltre che dalle fluttuazioni di mercato, dalla solidità della società di cui si acquista una quota di capitale e dalla sua capacità di produrre utili. Per questo motivo sarebbe un errore investire tutti i propri risparmi in azioni, il principio base del buon risparmiatore quello di differenziare, investendo in azioni solo 10/15% del proprio capitale.

Conviene investire in azioni?

Ma quanto conviene investire in azioni? Dipende dal tipo di azione e soprattutto dalla capacità delle società più solide (banche, petrolifere, pubblici servizi ecc.) di creare profitti e quindi di distribuire dividendi che rappresentano la quota di utili girata agli azionisti. Negli ultimi anni le società più generose sono state, Enel, Telecom, Snam e Unicredit (ma prima della crisi finanziaria mondiale).

Chi decide di investire in azioni, oltre ai dividendi deve considerare anche il capital gain, cioè il guadagno che si può ottenere rivendendo le azioni a un prezzo superiore a quello di acquisto. Può capitare, secondo la congiuntura economica che il valore di borsa può scendere ma le perdite, sino a quando non si vende il titolo, sono virtuali. Nel lungo periodo in genere, se una società non fallisce e riesce a recuperare, il valore di mercato tende a salire.

L’investimento in azioni quando la scelta viene fatta con serietà, può essere conveniente anche per il piccolo risparmiatore. Infatti, a differenza dei Buoni del Tesoro e delle obbligazioni il cui valore di rimborso a scadenza è quello nominale e quindi eroso dall’inflazione, le azioni riescono sul medio lungo periodo a proteggere meglio il capitale investito: si compra a 100 e si può intascare anche 150.

Azioni più redditizie

Le azioni più redditizie secondo una delle ultime graduatorie che hanno distribuito migliori dividendi in rapporto al valore di mercato dei titoli, indicano le percentuali di rendimento lordo. In assoluto il miglior rendimento è quello delle azioni Enel. Da notare che, contrariamente negli anni precedenti, alcune società soprattutto le banche non hanno distribuito dividenti oppure lo hanno fatto in forma ridotta a causa della crisi. Non è escluso che nei prossimi tempi possono tornare a ridistribuire utili agli azionisti.

Tra le azioni più redditizie e in salita troviamo De' Longhi, specializzata nella produzione di apparecchi ed elettrodomestici, che da maggio 2006 il cui titolo è aumentato del 680%. La Brembo che produce i freni per automobili, con i titoli saliti del 553% in 10 anni. In salita anche titoli come Reply produttrice di hi tech; La Doria specializzata in conserve alimentari; Ima che produce macchine per il packaging; molto bene anche Recordati, industria farmaceutica.

Questi sono i titoli che hanno superato il 100% di dividendi negli ultimi 10 anni

Basicnet, Marr, Banca Ifis, Ansaldo Sts, Datalogic, Davide Campari Milano, Terna Rete Elettrica Nazionale, Cembre, Interpump Group, Fiat Chrysler Autos, Luxottica, Azimut Holdind, Engr.Ingegneria Informa. (Fonte: Ufficio studi Sole24Ore)