Dopo l’ultima riforma delle pensioni, è d’obbligo destinare, per chi può, il risparmio a un Fondo pensione integrativo specialmente chi svolge un’attività autonoma o precaria o chi non ha mai lavorato. Gli importi delle future pensioni pubbliche, dopo il passaggio al regime contributivo, saranno inferiori a quelli percepiti dagli attuali pensionati.

Pensione integrativa

Per questo motivo si rende necessario aggiungere alla pensione dell’Inps una pensione integrativa. La legge prevede dal 2008 che si può aderire ad una delle tante forme di previdenza complementare. Purtroppo solo il 20% dei lavoratori interessati ha aderito, particolarmente scarsa è stata l’adesione dei più giovani, cioè proprio quelli potenzialmente più interessati a una pensione integrativa.

Bisogna approfondire seriamente il tema della pensione complementare come forma ottimale di risparmio. Per molti è una scelta inevitabile e necessaria. Dopo le ultime riforme previdenziali, si rischia di avere una pensione pubblica inferiore a quella di oggi, che oscillerà tra il 40 e il 60% dell’ultima retribuzione.

Fondo pensione aperto chiuso o negoziale

Il fondo pensione integrativo, può essere realizzato aderendo ad un fondo pensione chiuso o negoziale, cioè i Fondi di categoria, di settore o territoriali previsti dai contratti sindacali nazionali o aziendali o promossi da organizzazioni di categoria. Altrimenti si può aderire ad un Fondo aperto, gestito da banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio o di intermediazione mobiliare (Sim).

Assicurazione pensione integrativa

Un’altra ipotesi è quella di sottoscrivere una polizza di assicurazione, per la pensione integrativa, sulla vita con finalità pensionistiche, Pip, piani di investimento previdenziale oppure Fip, Fondi di investimento previdenziale. I fondi aperti e le polizze previdenziali consentono l’adesione anche a favore di terzi.

Le polizze previdenziali sono lo strumento meno conveniente, in quanto le polizze offerte dalle assicurazioni sono molto esose, i costi di gestione praticamente si mangiano il rendimento. Contro un costo di gestione medio dei fondi aperti dell’1,3%, quello medio delle polizze previdenziali è doppio o triplo a secondo della durata del contratto. In pratica, chi sceglie un Fondo aperto dovrà versare 4 anni di contributi in più rispetto ad un Fondo chiuso che è in assoluto più conveniente e 7 anni in più si sceglie una polizza individuale.

Quale fondo pensione è più conveniente

Non tutti i Fondi aperti possono essere adatti per costruirsi un buon Fondo pensione integrativo. Dipende dal tipo di investimento che si sceglie al momento della stipula del contratto oltre che, naturalmente, dalla serietà e capacità del gestore di perseguire lo scopo del miglior rendimento. La futura rendita dipende soprattutto dalla scelta del profilo di investimento, basso, meno rischioso o più aggressivo.

Dipende dal gestore, se investe denaro versato dai sottoscrittori o in un solo strumento di risparmio o in più strumenti come titoli azionari, obbligazioni, buoni del Tesoro, azioni estere, liquidità, in proporzioni diverse che caratterizzano il profilo dell’investimento. Si avranno così Fondi aperti obbligazionari, Fondi aperti azionari, oppure misti o bilanciati quando nel portafoglio del Fondo ci sono sia obbligazioni che azioni.

L’equilibrio di un investimento di lunga durata dipende anche dall’area geografica o monetaria in cui si investe. Poiché si tratta di un investimento di lunga durata, è meglio preferire un profilo più aggressivo perché è l’unico sui tempi lunghi che può offrire rendimenti più sostanziosi. Quindi è meglio scegliere i Fondi aperti azionari oppure quelli bilanciati con una preponderanza delle azioni (almeno il 70% dell’investimento complessivo).

La scelta dello strumento giusto dipende anche da un altro fattore: cioè gli anni che mancano alla data del pensionamento. In linea generale si può dire che se mancano almeno 20-25 anni alla pensione la scelta sarà di una polizza previdenziale che abbia portafoglio titoli completamente investiti in azioni e diversificato a livello internazionale.

È il prodotto che offre le maggiori potenzialità di rendimento. Se invece mancano 15-20 anni alla pensione, si può anche scegliere uno strumento più potente come i Fondi bilanciati. Il loro prevedibile rendimento dipenderà dal peso che le azioni avranno nel portafoglio: se mancano 20 anni è meglio un peso maggiore, se ne mancano 15 o meno, è meglio che le azioni abbiano un peso minore.

Deducibilità fondo pensione

Da ricordare che la sottoscrizione di un Fondo aperto ha il vantaggio di poter dedurre dal proprio reddito i contributi versati, anche per conto di una persona terza. La somma deducibile ha un tetto: attualmente è il minor valore fra 5. 165 € e il 12% del reddito annuo.

Il fondo pensione integrativo privato gode di deducibilità fiscale, ciò significa che tutte le plusvalenze maturate con l’investimento vengono tassate all’11%, meno dell’attuale 12,50%. Investire quindi i propri risparmi in un Fondo pensione integrativo privato è convienente. Un altro beneficio fiscale del Fondo pensione integrativo, per i lavoratori è quello di poter dedurre dalle imposte le somme versate per la previdenza complementare, qualsiasi sia lo strumento scelto.

La legge ha fissato un tetto, cioè la minore somma fra il 12% del reddito complessivo e € 5164,57 nel caso di lavoratore dipendente. € 5164,57 è anche il tetto della deduzione per i lavoratori autonomi. Tale norma vale anche per i Fondi aperti sottoscritti a favore di un figlio o di un nipote.

La deducibilità del fondo pensione integrativo, si estende anche ai rendimenti: il maturato viene tassato all’11% mentre le imposte sulla futura pensione integrativa oscillano da un minimo del 9% ed un massimo del 15% a seconda degli anni di permanenza nel fondo.

Il TFR invece non è deducibile ed è comunque soggetto a tassazione durante la costruzione del montante proprio come i Fondi pensione (aliquota 11%). Convertendo il TFR in rendita, questa è esente dall’Irpef ma è soggetta ad un’imposta sostitutiva del 12,50%.

Oltre al beneficio fiscale, i Fondi pensione, hanno un minor costo di gestione rispetto ai Fondi comuni di investimento. I costi più bassi sono quelli dei Fondi pensione chiusi o negoziali, cioè quelli costituiti dalle aziende, dai sindacati e dalle organizzazioni di categoria, con commissioni medie anche al di sotto dello 0,50%.

I Fondi Aperti costituiti da Banche, Sim ed Assicurazioni costano un po’ di più, mediamente dell’1,30%. Più care invece sono le commissioni per le polizze vita previdenziali dal 2,3 al al 3,2%. Nel calcolo della convenienza occorre informarsi sull’ammontare della futura rendita pensionistica, per verificare se ne valga la pena.

Considerando che le future pensioni equivarranno al 40-60% dell’ultima retribuzione, per avere una vera pensione complementare bisognerebbe nel corso della vita destinare alla previdenza complementare almeno il 32% del proprio reddito.

Una forma di investimento che, anche se dedicata a una rendita previdenziale o ad incassare in alternativa il capitale con gli interessi maturati, rappresenta un modo conveniente per far fruttare al meglio i propri risparmi. Per chi ha più di 50 anni un fondo aperto bilanciato (i soldi vengono investiti parte in azioni e parte in obbligazioni) offre ugualmente la possibilità di far fruttare meglio il capitale investito.